Hektor è un artista di candele. La sua bottega in via dei Martiri pare un luogo di culto, a volte tetro, a volte luminoso. I suoi clienti non sono acquirenti qualsiasi, sono anime. Nel covo del candelaio si illuminano vite e zone scure, si raccontano solitudini e speranze. A far luce sulle verità c’è Hektor, abbandonato da piccolo alla cura dei nonni. E c’è il suo gemello mai nato: la malattia. Hektor è un borderline. O bianco, o nero. Come l’arte delle sue candele. Tra Carne (i clienti, il presente) e Ricordo (il passato, la malattia) giunge zia Sara, una psicologa con un passato da farsi perdonare. Attraverso i clienti della bottega, conoscerà Hektor e la sua malattia, tentando di ricucire una ferita lunga una vita.
Io vi offro colore, forma, profumo di incenso, o vaniglia. Bisognosi di luce e portatori sani di buio: basta un fiammifero per darvi vita o un soffio per farvi lacrimare cera.

