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L’innocenza della fuga – Il sorprendente esordio di Cunial

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Massacratemi la faccia! Io non ho maschera! Sotto questa pelle ci sono muscoli e ossa! Trucidatemi la fronte! Dietro ogni panno freddo messo da mia madre c’è solo carne! Smontatemi gli zigomi! Dietro ogni sorriso che li ha sollevati c’è solo il pensiero di essere me stesso! Ammazzatemi! Io sono il disordinario, perché al paradiso secondo il vostro credo preferisco un buio anarchico e concreto!

L’innocenza della fuga è un esordio che sorprende. Sorprende per unità, impegno e qualità stilistica e fa riscoprire così tutta la potenza dell’arma letteraria, della bella pagina, capace di stanare le coscienze con il suo stile per affondarvi con il suo contenuto. È la storia della tentata resistenza (creativa e potenzialmente creatrice) di Alex, dei suoi due migliori amici e della sua fidanzata, al grigiore della noia e del tempo che ci corrode, all’apatia e all’ingiustizia con azioni di rabbia vitalistica, che prova ad aprirsi all’esterno, a diventare protesta civile, per poi richiudersi in se stessa, sconfitta. La bellezza dell’opera, il perfetto connubio tra forma e contenuto, porta però il lettore dentro al problema e glielo lascia in dote, oltre e dopo l’ultima riga. Il problema della dignità dell’uomo, della sua libertà, del suo giusto riconoscimento pubblico: dal particolare all’universale, dalla vicenda privata a quella di tutti, come solo la buona letteratura è in grado di fare.

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