Tratta da una storia vera, in uscita la narrazione degli orrori compiuti da una famiglia “perbene”.
Parigi, 1849. Una donna di colore ricoverata in ospedale riconosce, nella sua vicina di letto, la sua vecchia padrona di quando fu schiava in Centro America: madame LaLaurie, aristocratica nobildonna che decenni prima spalleggiava, per noia o per divertimento, il suo giovane marito, un medico frustrato che puniva gli schiavi con alcuni esperimenti sui loro corpi, che ne causavano la morte tra grandi sofferenze. Nonostante le prove schiaccianti, l’accusatrice del “mostro” faticherà a essere creduta dall’opinione pubblica, che dubiterà che quei fatti siano stati compiuti per mano di una rinomata famiglia perbene, nel corso di un processo che farà tremare persino i piani alti della politica francese. Come se non bastasse, l’accusata diventerà accusatrice, e si ribalteranno le sorti sul tavolo della storia.
La frustrazione, il peso di uno sforzo, anche se non ancora compiuto, affatica il corpo e l’anima. Come diceva mia madre: «Il passato è un cane randagio: quando non lo bastoni, torna sempre a morderti il sedere».
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